Stupeur et tremeblesments
Bello. Amaramente bello. A tratti comico. Beckett ci incolla
alla poltrona, trasforma ogni spettatore in protagonista, irride le masse
plaudenti rendendole coscienti del loro precario equilibrio mentale perché sul
palco non c’è solo Estragone e Vladimiro ma ci siamo noi. Ci poniamo le stesse
domande dei protagonisti, ridiamo di noi stessi, cerchiamo di rendere meno
ineluttabile la vita attraverso lo scherno, torniamo seriosi e riflettiamo
perché solo così si può eludere la follia dell’attesa, delle domande sul perché
siamo nati, perché esistiamo, per aspettare cosa o chi?
Felice della Corte e Pietro De Silva rendono egregiamente ogni sfumatura emotiva
dei due protagonisti, i barboni Estragone e Vladimiro. Felice Della Corte, con
la sua napolenità, veste l’ironia di Beckett con abiti nuovi, costruendo un
personaggio pluridimensionale pur nella sua inamovibilità mentre Pietro De
Silva è il perfetto contrappunto con la sua dilagante parola in cui l’attesa
diventa angoscia fino al punto da risultare surreale e comica.
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